Presentazione

"La verità non si confuta mai." (Platone)

Sono nato a Verona nel 1977, ho cominciato a montare a cavallo quando avevo sei anni e da allora non ho più smesso. Da junior e da young rider ho avuto una carriera agonistica in completo (argento a squadre ai Campionati Europei junior e argento individuale ai Campionati Italiani young rider). Ho continuato a montare in completo per alcuni anni da senior finché frequentavo la facoltà di Filosofia presso l'Università degli Studi di Milano, dove mi sono laureato nel 2001. Mentre portavo a termine il Dottorato di Ricerca in Filosofia presso l'Università di Torino, conseguito nel 2006, ho partecipato al Corso Istruttori di Equitazione della FISE (2005). Da questo momento in poi mi sono dedicato con sempre maggior costanza ai cavalli, anche se nel frattempo ho continuato a seguire l'altra grande passione della mia vita, la filosofia, frequentando un master di secondo livello presso l'Università Pontificia di Roma in counseling filosofico e diplomandomi presso la Scuola Italiana di Counseling Filosofico di Torino. In questo periodo i miei interessi equestri si sono orientati prevalentemente verso il salto ostacoli ed il dressage e, dopo poco, con sempre maggior forza verso la doma e l'addestramento dei cavalli giovani.

In questi anni di continuo apprendistato, ho avuto la fortuna di lavorare con molti istruttori, di conoscere molti uomini di cavalli e di partecipare a numerosi stage tenuti da tecnici qualificati e cavalieri affermati. Da tutti ho imparato qualcosa, a molti di loro devo molto, ad alcuni moltissimo. Nel contempo però ho continuato a ripensare e rielaborare le informazioni che andavo acquisendo, fino a formarmi, attraverso le osservazioni e le letture fatte, una personale opinione, di cui sono in definitiva oggi l'unico responsabile.

Oggi cerco di coniugare il raggiungimento di traguardi addestrativi con la consapevolezza di imporre al cavallo una relazione asimmetrica di cui l’addestratore porta per intero il peso etico. Se da un lato ho fatto mio il principio dell’antispecismo, che critica, tra l’altro, una presunta superiorità morale dell’uomo sulle altre specie, dall’altro sono convinto che solo accettando per intero il peso della responsabilità di questa relazione imposta e sbilanciata tra addestratore e cavallo si possa aprire una finestra, per quanto instabile e provvisoria, per l’incontro tra queste due diverse nature che sia di reciproca soddisfazione.

Questo comporta però che l’addestratore interpreti il proprio lavoro come una continua occasione di approfondimento e di revisione delle conclusioni raggiunte, ma soprattutto come costantemente accompagnato da un incancellabile dubbio etico circa la liceità delle proprie pratiche.

La pratica addestrativa deve quindi fondarsi su un continuo studio tanto delle caratteristiche biodinamiche del cavallo, quanto delle sue peculiarità psicologiche, lasciando sempre aperta una porta sull’imprevedibile specificità della singola relazione e delle sue insondabili leggi.

Credo che questo obiettivo possa essere raggiunto solo fondendo esperienze e tradizioni diverse: la scuola degli aiuti biomeccanicamente razionali della tradizione classica, le osservazioni psico-cognitive della moderna etologia e delle scienze cognitive, la lezione morale e teorica della recentissima scuola zooantropologica, le esperienze dei grandi maestri del passato, le suggestioni dei moderni whisperers.

Solo un addestramento che sappia tenere conto di tutte queste diverse istanze può salvare il cavallo nel nostro mondo moderno da un destino di avvilimento e di emarginazione.

Spero di poter dire un giorno di essermi avvicinato a questo ideale…